Sono comunque dell'idea che gli chef parlino attraverso i piatti che creano, quello è il filtro della loro arte e il loro modo di relazionarsi al mondo.
Capita però di incontrare delle fatine della sala che ti sanno coinvolgere e appassionare.
E' stata Stefania (patron del ristorante) a farmi innamorare ancora di più della cucina di Piergiorgio Parini, che non aveva bisogno di spiegazioni nella sua perfezione, ma grazie a un occhio attento e la sua esperienza è stata illuminante.
Una donna innamorata della cucina, le cui osservazioni e appunti sarebbero da trascrivere e ricordare nei secoli, vent'anni di esperienza alle spalle (per chi non lo sapesse ancora, il Povero Diavolo a Torriana il 31 Agosto chiuderà i battenti per un pochetto, dopo la decisione di Pier Giorgio Parini di lasciare il locale nell'ottica di aprire un locale suo -si vocifera).
Dicevo, una donna che insieme al marito ha saputo precedere l'avanguardia, creare cultura in un posto come Torriana e far sì che tantissime persone decidessero di intraprendere le roads romagnole per una cena al Povero Diavolo. La conduzione famigliare e la tranquillità del locale, come riporta il loro sito, inducono a contatti molto ravvicinati ed è così che lo spazio del dopocena o della colazione (il Povero Diavolo è anche locanda) si dilatano nella conversazione, nello scambio di idee e convivialità... è proprio questo che ricorderò di questa cena, la parola convivialità.
Il menù del Povero Diavolo ha tre opzioni: 3, 6, 9 rispettivamente tre portate, sei portate e nove portate. Un percorso che attraversa tutti i sensi e tutte le forme della materia e delle consistenze: dal mare, alla pasta alla carne. Dietro ad ogni piatto una ricerca e uno studio incredibili, una passione viscerale per le erbe che sono il fil rouge di tutti i piatti e di cui Parini è il re incontrastato.
Ecco il menù che abbiamo scelto, nove portate:
- Sgombro marinato e arrostito con cetriolo, ginepro e basilico
- Calamaro grigliata con crema di zucca, succo di alloro, polvere di cipolla e salsa di aglio nero arrosto
- Scampo grigliato con capperi, salsa di mandorla grattugiata, pesca grigliata e gelatina di pesca
- Gnocchi di patate con cozze, ricci di mare, vongole, polvere di finocchietto selvatico, polvere di aneto, cozze e limone nero libanese
- Risotto cotto in acqua di pomodoro aromatizzato al Pepe di Sichuan
- Animelle con Ylang Ylang
- Purè di patate arrostite con polvere di gemme di pioppo
- Carne di pecora con crema di carote e cipresso (potrei aver sbagliato la dicitura "carne di pecora")
- Semifreddo al cioccolato bianco, Chartreuse e basilico, gelato al dragoncello e polvere ghiacciata di levistico (sedano selvatico di montagna)
Difficile scegliere il piatto che porterò nel cuore, difficile decretarne anche due o tre.
Ho amato ogni secondo, ogni boccone, ogni racconto che si accompagnava al piatto, e sono sempre più convinta che lo storytelling sia fondamentale anche quando l'arte sia assoluta (dal latino absolvere= sciolta da qualsiasi cosa).
Rimangono le emozioni, i sapori, rimane un sigillo come marchiato sulla carne.
E in cuor mio, anche la speranza che Fauso Fratti (patron del Povero Diavolo) e Stefania continuino questa tradizione, la locanda, continuino a seminare cultura e professionalità in questa terra meravigliosa che è la Romagna che non è solo mare ma è anche un meraviglioso entroterra.
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