A cena con Gianluca Franzoni, e i miei moments of being.


C'era una volta una ragazzina al primo anno di università che lavorava in uno dei ristoranti più prestigiosi di Bologna, tuttora uno di quelli in cui se ci passi da Bologna, devi obbligatoriamente fermarti lì per tornare a casa con uno spicchio di essenza della città.
Ci lavorava per caso, non era nemmeno stato programmato e non sapeva dove fosse finita, sul fiorire dei suoi 21 anni. Non immaginava quali sorprese le avrebbe riservato la vita, quali amicizie, l'inprinting che quei tre anni di università passati fra le aule e fra i tavoli di Cesari le avrebbero dato.



Cesari è tutt'ora un maestro di vita per me,  un uomo a cui devo l'apertura mentale che ho su tantissime cose, per la sua capacità di gettare semi, raccontarti una cosa e lasciare che questa germogli nella tua immaginazione e dischiuda files che sono veri e propri trip mentali.
Una persona senza la quale la mia vita -ora posso dirlo- non avrebbe preso questa rotta.

Da Cesari passavano tantissime persone, artisti menti illuminate e tantissimi stranieri... era la seconda casa di Lucio Dalla, il ritrovo di poeti e cantautori, e io non potevo far altro che intercettare stralci di discorsi contorti mentre passavo fra i tavoli.
Da Cesari veniva di tanto in tanto questo ragazzone, dal sorriso felice di quelli che quando ride gli brillano gli occhi e tutto il resto. Ricordo tante cose, e la più romantica e veronichiana è che veniva da noi quando atterrava a Bologna di ritorno dai suoi viaggi dal Venezuela dove aveva le sue coltivazioni di cacao. Sì perché Gianluca Franzoni, fondatore di Domori, aveva e ha una missione nella vita: impedire l'estinzione del cacao extra-fine, il Criollo.
Tornava dai suoi viaggi e io ricordo che si sedeva a mangiare, e quando il Signor Cesari gli faceva provare qualche vino o Champagne eccellente, al momento di andarsene ne chiedeva una bottiglia "la porto a mia moglie che questa piacerebbe tantissimo anche a lei".
E io, come tutte le donne pezza inguaribile, con gli occhi a cuore lo guardavo estasiata e pensavo "ma che meraviglia essere innamorati così".



Ho già scritto abbastanza e la faccio breve dicendo che quando è uscito il primo libro di Gianluca Franzoni "Alla ricerca del cacao perduto" con la mia faccia di tolla  gliene ho chiesta una copia, e complice l'illuminazione che mi aveva dato in quel periodo la lettura di Como Agua para Chocolate di Laura Esquivel, a partire da quei due libri ci ho fatto la tesi di laurea.

Questo, e tanti altri motivi che non vi sbrodolo addosso sto a raccontare hanno fatto sì che quando Rita Nardi mi ha invitato per questa serata di degustazione a Ravenna con la mia amica Erika Cuordiciambella in cui Gianluca avrebbe presenziato, io fossi più che al settimo cielo.


La cena si è tenuta ieri sera a Ravenna in una location stupenda e inusuale: un ex cinema gigante ora ristorante in centro a Ravenna, i Passatelli al Mariani Lifestyle, ed è stata organizzata da Leonardi Dolciumi, bottega storica ravennate che dal 1961 persegue come obiettivo primario la ricerca di marchi e prodotti di qualità.
Il menù della cena è stato un viaggio degustazione alla scoperta delle sette varietà di cacao Criollo, che deriva dal portoghese e significa "indigeno", locale. Si tratta della qualità di cacao che ha subito meno modifiche alle origini, il cacao aromatico più pregiato.
La produzione mondiale di Criollo si concentra soprattutto nella zona del Venezuela e per la sua fragilità e difficoltà di lavorazione era quasi scomparso. E' stato recuperato da Gianluca che nella sua Hacienda San Josè ha creato il cuore della sua filiera produttiva.

Vi lascio con qualche foto dei piatti di ieri sera.
Raccontarvi le varie sfumature del cacao e le sue note più aromatiche sarebbe inutile, vi invito a scoprirlo però, con cognizione di causa.
Con una guida.
Io sono sempre stata quella che nei temi di italiano al liceo prendeva 10 ma era sempre borderline e a rischio fuori tema. Io, per tutto il tempo, non ho fatto altro che sentirci dentro canzoni di Lucio Dalla, le luci dei portici di Bologna, la spensieratezza dei miei vent'anni, i vestiti sempre che profumavano/puzzavano di cucina, le ansie immotivate e la voragine universitaria.
L'unica vera nostalgia che ho.


Ma la foto da bimbaminkia stalker poi, secondo voi, potevo esimermi dal farla?

Commenti

Ivana Monaco ha detto…
Cuoricioni a manetta per questo post, Frix!
Prumeo...

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