(si cominciano a diffondere i primi sacchettini agli amici, cioè, oramai sono mesi che si diffonde, ora però hanno una faccia più natalizia)
Riprendo oggi dopo un gap temporale di tre giorni che,
contrariamente alle mie migliori aspettative, non mi farà arrivare a 24
biscotti. Fra tutte le sfighe eventuali e possibili che comprendevano ad
esempio che mi stancassi di questa cosa in primis, cosa che non è successa
ancora, o che non riuscissi a salvare i biscotti fotografabili, o che non
avessi ispirazioni per scrivere qualcosa (e qui stava anche la scommessa) perché
mi sono accorta che non è sempre facile avere stimoli di scrittura, fosse anche
solo per introdurre dei biscotti- dicevo, fra l’insieme di possibili inciampi
non avevo considerato quello più ovvio: che mi sospendessero la connessione
Internet. Cosa che ogni tanto succede e
suscita la mia ira peggiore.
Fossi stata una brava e diligente bambina sarei potuta
andare a casa di mio babbo e postare da casa sua, ma si sa, non lo sono. Per di
più era il weekend, siamo oramai a Natale e io sono ancora in altissimo mare
con i regali, e proprio non ho avuto tempo.
Fra i miei principali passatempi quando latitavo a Londra, c’era
quello di girare i supermercati.
Che detta così fa un po’ psicopatica un po’ nullafacente.
In realtà i supermercati in molti paesi stranieri sono dei veri e propri parcogiochi per i gastrofissati come me. Innanzitutto perché sono grandi, immensi. E hanno –specialmente nel reparto dolci- cose che noi umani non potremmo nemmeno immaginare. Ingredienti che qui raramente trovi e che costano un occhio della testa, e che li invece costano poco.
Come il Golden Syrup, quintessenza delle creazioni di Dio, o lo sciroppo d’acero.
Mi perdevo delle mezzore a scrutare attentamente le etichette, i colori.
Un’altra cosa meravigliosa sono i packaging. Noi siamo molto indietro su questo fronte, mentre invece certi prodotti all’estero sono confezionati realmente a festa, soprattutto sotto Natale, o hanno tutto l’anno dei packaging realmente perfetti a livello grafico, visivo, di colori. Io poi sono molto stupida eh, bastava un disegnino di un soldatino o della Union Jack e il mio livello di esaltazione saliva alle stelle e quei biscotti o quella scatola era automaticamente mia.
C’è poi la mia totale fascinazione e il mio essere succube della lingua inglese.
Qualunque cosa detta o scritta in inglese mi arriva con il doppio della potenza e il doppio del significato.
Di tutte le lingue studiate all’università devo confessare è stata quella in cui ho fatto più fatica.
Non tanto per la sua complessità come lingua quanto per la velocità con cui io me la dimenticavo.
Per fortuna ho avuto l’opportunità di fare numerosi viaggi nella capitale britannica, che mi hanno permesso di tenerla molto viva, altrimenti forse sarei ancora li a cercare di laurearmi.
Dicevo comunque, immaginatevi una povera sperduta fra gli scaffali del supermercato.
A leggersi tutte le etichette e a fantasticare sui nomi delle cose.
Ricordo una volta, dei pomodori secchi, ero rimasta meravigliata una buona oretta sul termine sundried tomatoes. Mentre noi dobbiamo riportare “pomodori secchi essicati al sole”, loro avevano un termine perfetto, pulito e meraviglioso: sundried. Potrei continuare ore a raccontarvi dei supermercati inglesi, dei loro corner nascosti, tu giri l’angolo e si apre una piccola pasticceria annessa al supermercato, poi c’è la macelleria, tutto curato nei minimi dettagli, come fossero botteghe e boulangerie d’altri tempi annesse al supermercato.
In realtà i supermercati in molti paesi stranieri sono dei veri e propri parcogiochi per i gastrofissati come me. Innanzitutto perché sono grandi, immensi. E hanno –specialmente nel reparto dolci- cose che noi umani non potremmo nemmeno immaginare. Ingredienti che qui raramente trovi e che costano un occhio della testa, e che li invece costano poco.
Come il Golden Syrup, quintessenza delle creazioni di Dio, o lo sciroppo d’acero.
Mi perdevo delle mezzore a scrutare attentamente le etichette, i colori.
Un’altra cosa meravigliosa sono i packaging. Noi siamo molto indietro su questo fronte, mentre invece certi prodotti all’estero sono confezionati realmente a festa, soprattutto sotto Natale, o hanno tutto l’anno dei packaging realmente perfetti a livello grafico, visivo, di colori. Io poi sono molto stupida eh, bastava un disegnino di un soldatino o della Union Jack e il mio livello di esaltazione saliva alle stelle e quei biscotti o quella scatola era automaticamente mia.
C’è poi la mia totale fascinazione e il mio essere succube della lingua inglese.
Qualunque cosa detta o scritta in inglese mi arriva con il doppio della potenza e il doppio del significato.
Di tutte le lingue studiate all’università devo confessare è stata quella in cui ho fatto più fatica.
Non tanto per la sua complessità come lingua quanto per la velocità con cui io me la dimenticavo.
Per fortuna ho avuto l’opportunità di fare numerosi viaggi nella capitale britannica, che mi hanno permesso di tenerla molto viva, altrimenti forse sarei ancora li a cercare di laurearmi.
Dicevo comunque, immaginatevi una povera sperduta fra gli scaffali del supermercato.
A leggersi tutte le etichette e a fantasticare sui nomi delle cose.
Ricordo una volta, dei pomodori secchi, ero rimasta meravigliata una buona oretta sul termine sundried tomatoes. Mentre noi dobbiamo riportare “pomodori secchi essicati al sole”, loro avevano un termine perfetto, pulito e meraviglioso: sundried. Potrei continuare ore a raccontarvi dei supermercati inglesi, dei loro corner nascosti, tu giri l’angolo e si apre una piccola pasticceria annessa al supermercato, poi c’è la macelleria, tutto curato nei minimi dettagli, come fossero botteghe e boulangerie d’altri tempi annesse al supermercato.
E’ difficile da spiegare, ma se vi capita, fatevi un giro in un Waitrose, piuttosto che dal classico Selfridges nel reparto cibo, e capirete all'istante di cosa parli.
In uno di questi giri al parco giochi in cui i premi da vincere erano la spesa per la cena, ho scoperto dei biscotti meravigliosi, che sono rimasti uno di quelle che cose che non posso fare a meno di comprare appena arrivo a Londra, allo stesso modo del Jamie’s Magazine (il giornale del mio amatissimo Jamie Oliver).
Si chiamano Almond Thins di Jules Destrooper, sono sottilissimi e fragilissimi e burrosissimi e nella loro semplicità meravigliosi. Ho cercato spesso di provare a rifarli, ci sono ricette in giro per il web ma niente come spesso accade, raggiunge quella perfezione.
Così ne ho elaborata una mia versione con base sablè, aggiungendo un pizzico di cannella per rendere l’effetto speziato, e le mandorle affettate in superificie. Non sono comparabili con quelli di Jules perché i suoi con il fatto che sono supersottili assomigliano quasi a delle patatine, ma sono comunque buonissimi e perfetti per l’ora del the. E anche natalizi, se vogliamo, con quella punta di cannella e la frutta secca. La ricetta della pasta sablée viene da un libro che è uno dei capisaldi della pasticceria moderna a casa mia, ed è Frolla e Sfoglia di Michel Roux, che mi ha fatto scoprire tempo addietro la mia amica e foodblogger pazzesca Marina di La Tarte Maison.
In uno di questi giri al parco giochi in cui i premi da vincere erano la spesa per la cena, ho scoperto dei biscotti meravigliosi, che sono rimasti uno di quelle che cose che non posso fare a meno di comprare appena arrivo a Londra, allo stesso modo del Jamie’s Magazine (il giornale del mio amatissimo Jamie Oliver).
Si chiamano Almond Thins di Jules Destrooper, sono sottilissimi e fragilissimi e burrosissimi e nella loro semplicità meravigliosi. Ho cercato spesso di provare a rifarli, ci sono ricette in giro per il web ma niente come spesso accade, raggiunge quella perfezione.
Così ne ho elaborata una mia versione con base sablè, aggiungendo un pizzico di cannella per rendere l’effetto speziato, e le mandorle affettate in superificie. Non sono comparabili con quelli di Jules perché i suoi con il fatto che sono supersottili assomigliano quasi a delle patatine, ma sono comunque buonissimi e perfetti per l’ora del the. E anche natalizi, se vogliamo, con quella punta di cannella e la frutta secca. La ricetta della pasta sablée viene da un libro che è uno dei capisaldi della pasticceria moderna a casa mia, ed è Frolla e Sfoglia di Michel Roux, che mi ha fatto scoprire tempo addietro la mia amica e foodblogger pazzesca Marina di La Tarte Maison.
La pasta sablée è
molto più fragile della pasta frolla e della pasta sucrée, ma si scioglie in
bocca come nessun’altra.
Biscotti sablée con mandorle a lamelle
Ingredienti
250g di farina
250g di burro tagliato a pezzettini e ammorbidito
100g di zucchero a velo setacciato
un pizzico di sale
mezzo cucchiaino di cannella
mandorle a lamelle q.b.
2 tuorli
Procedimento
Versate la farina a fontana sul piano di lavoro. Mettete al centro il burro, lo zucchero a velo, un cucchiaino di cannella e il sale e lavorateli con la punta delle dita, poi aggiungete i tuorli e incorporateli delicatamente, sempre con la punta delle dita.
Lentamente unite la farina al composto nella fontana, lavorando delicatamente finchè l'impasto diventa omogeneo.. Spingetelo lontano da voi con il palmo della mano lavorandolo di polso per 3 o 4 volte finchè è liscio. Formate una palla, avvolgetela nella pellicola e mettete in frigo per una mezzoretta.
Stendere l'impasto a 3mm di altezza e ricavare dei biscotti con una formina tonda. Spennellare la superficie con un goccio di latte e adagiarvi sopra le mandorle a lamelle.
Cuocere in forno a 180° per dieci minuti.
250g di burro tagliato a pezzettini e ammorbidito
100g di zucchero a velo setacciato
un pizzico di sale
mezzo cucchiaino di cannella
mandorle a lamelle q.b.
2 tuorli
Procedimento
Versate la farina a fontana sul piano di lavoro. Mettete al centro il burro, lo zucchero a velo, un cucchiaino di cannella e il sale e lavorateli con la punta delle dita, poi aggiungete i tuorli e incorporateli delicatamente, sempre con la punta delle dita.
Lentamente unite la farina al composto nella fontana, lavorando delicatamente finchè l'impasto diventa omogeneo.. Spingetelo lontano da voi con il palmo della mano lavorandolo di polso per 3 o 4 volte finchè è liscio. Formate una palla, avvolgetela nella pellicola e mettete in frigo per una mezzoretta.
Stendere l'impasto a 3mm di altezza e ricavare dei biscotti con una formina tonda. Spennellare la superficie con un goccio di latte e adagiarvi sopra le mandorle a lamelle.
Cuocere in forno a 180° per dieci minuti.
Commenti
Ti consiglio di provare anche gli Speculoos, biscotti altrettanto buoni!!
I prodotti della Destrooper sono in vendita anche su internet!
http://uk.belgianshop.com/acatalog/Jules_Destrooper.html