Bologna asiatica: da HaoWei a Yuzuya, passando per Hong Kong.


La scorsa settimana sono stata quasi tutta la settimana a Bologna. 
Lo aspettavo da prima di Settembre questo intermezzo autunnale, sapevo di doverci andare e restare un po’ per alcuni lavori, e me lo pregustavo proprio come è effettivamente stato: rilassante e con un clima meraviglioso (escluso un temporale, ma è arrivato di notte ed è stato ancora più magico). 
Chi legge questo blog da un po’ di tempo sa bene quanto per almeno due anni, ritornata da Bologna dopo aver vissuto là sei anni, io abbia sofferto qui. Qualcuno però da lassù ci guarda, e quando ho incominciato il mio lavoro nella comunicazione, uno dei primi clienti è stata la Cea Sistemi, con la quale collaboro tutt’ora, con la sua doppia sede Rimini / Bologna. Franco, il mio titolare di Bologna è uno degli uomini più splendidi che abbia mai conosciuto: brillante, simpatico, con la parola giusta quando serve fare un complimento o con la mazziata quando me la merito. 
Una cosa che non sa però, è quanto il lavorare per loro mi abbia riconciliata e fatto accusare di meno il colpo di vivere qua all’inizio, e successivamente stimolata. Ogni due mesi infatti, torno a Bologna per qualche giorno, e devo fotografare qualcosa come 15 locali in tre giorni. Nel tempo libero (visto che la ristorazione è principalmente concentrata negli orari pranzo/cena), proprio come quando ero universitaria vado in avanscoperta dei nuovi posticini aperti in città, dai bar ai ristoranti ai negozi di fiori. In alternativa, mi intrattengo nei cafè, pc acceso e lavoro. 

Ogni volta che penso al mio lavoro e come è cominciato e come sta proseguendo, non mi vergogno ad ammettere il fatto che mi sento veramente privilegiata. Ho anche capito, in quei giorni, il perché quando ero universitaria fossi molto più magra: non ero più abituata a camminare da una porta all’altra della città, a percorrere km, a correre da una destinazione all’altra sempre con mille borse addosso… tutto sommato, sono riuscita a fare tutto quello che dovevo e anche molto di più del preventivato, quindi ecco qui una breve “Quattro giorni a Bologna dopo che non ci tornavi da un po'”.


Il primo posticino ho poi scoperto essere sconosciuto ai più, ed è congeniale per chi come me arriva dall’autostrada, si muove sempre in macchina e cerca il wifi e un barettino comodo, anche per incontri di lavoro. GRADO61 è il bar sotto alla CO.TA.BO. a Bologna, la società dei taxi. Tutta la pasticceria è curata dal pasticcere Gabriele Spinelli e il locale è veramente enorme, minimal, con quel colore azzurro acido e le scritte ai muri che un po’ mi ricordano le sale comuni negli ostelli e i coworking milanesi… ho pensato appena ci sono entrata “Carino, ma non da consigliare sul blog” per poi ritrovarmi a esserci passata ogni giorno, per una breve sosta al pc. 


La prima sera era in programma una visita da Dynamo per la Cea ed è stata l’occasione per conoscere e scoprire uno dei posti preferiti dalla mia amica Wanda… ci ero già stata in realtà da Dynamo, ma con l’occasione ci siamo intrattenute un pochino di più per un aperitivo prima di raggiungere Bebe per la nostra cena di fine estate. Una cosa carina che ho scoperto è che chiunque può noleggiare le bici, per qualche ora o per una giornata intera, e muoversi per la città in bici... non vedo l'ora che arrivi la primavera per godermi questo incanto. 

La sera era in programma una cenetta nel Jardin Secret più famoso della Bolognina, ma il maltempo e le nuvolone minacciose ci hanno fatto ripiegare sulla Pagoda, uno dei ristoranti cinesi istituzione di Bologna nel quale andiamo spessissimo. Bebe aveva chiesto esplicitamente che le preparassero i Wanton con i gamberi alla vera maniera cinese e Dis non ha esitato due secondi ad accontentarla, preparandoli nel pomeriggio.


Ne abbiamo mangiati di due versioni con due tipi di impasti diversi, entrambi eccellenti. Qualche altra portata da dividersi tutte insieme e per finire il loro Sorbetto al Basilico, uno dei miei must quando mi portano lì.
La mattina dopo mi sono svegliata con un pensiero fisso: mi sono ricordata di Yuzuya, la trattoria giapponese con cucina super recensita e super apprezzata, la rivelazione giapponese dell’anno a Bologna insomma. Non prendono prenotazioni, e la sera la coda di persone arriva fino al marciapiede di fuori. Inutile dire che fino al Sabato a pranzo (unico giorno in cui prendono prenotazioni) io non sia riuscita a mangiarci. L’ossessione mi ha però accompagnata per tutti i giorni a Bologna, che da un’idea di partenza “me ne starò a casa tranquilla e a dieta” si sono trasformati in “Veronica prova tutti gli etnici e gli asiatici migliori in città”.




Giovedì sera sola soletta come ai vecchi tempi, mi sono concessa una delle cene migliori degli ultimi tempi. HaoWei ha aperto poco tempo fa a Bologna in via Casoni, e da subito si è ritagliato un bel pezzo di importanza nel panorama bolognese perché, lungi dall’essere un ristorante cinese di quelli da cliché, ha puntato su un menù oltre l’involtino primavera come decanta il payoff del sito “C’è vita oltre l’involtino primavera!” .


La cucina cinese infatti vanta una ricchezza e una complessità incredibile, malamente riproposte e rappresentate dai tanti ristoranti usa-e-getta o All You Can Eat che si sono accomodati nelle nostre sonnecchianti province. All’HaoWei ho ordinato i Ravioli di cristallo ai gamberi, gli spaghetti di pasta cinese con i gamberi e le verdure, e un dessert al cocco. A differenza di quelli classici, i ravioli di cristallo sono realizzati con farina di frumento, acqua bollente e fecola di patate, poi farciti e cotti nella vaporiera cinese in legno di bamboo. Ad accompagnare la cena, the rosso servito in una tazzina di caffè trasparente.


Il giorno dopo il programma prevedeva appuntamento alle 9.30 con Gino Fabbri, e dopo le foto di rito non mi sono fatta mancare una Svedesina con la crema. Per il pranzo invece ero dalle parti di Via Zanardi, voglia di riprendere la macchina zero, e chiedendo su Instagram che cosa mi consigliassero nelle Stories, è venuto fuori questo ristorante cinese: Hong KongSbirciato prima su Internet, mi sembrava fatto al caso mio: elegante, pulito, bianco e minimal, non il solito cinese con le carpe e i draghi disegnati al muro per intenderci (anche se quel disagio ha sempre un certo fascino su di me). 


Sono rimasta piacevolmente sorpresa dal personale, cinese ma con la parlata 100% bolognese, mi ha spiegato poi la ragazza figlia dei titolari che lei è proprio originaria bolognese. Buonissimi gli involtini che fanno loro, strepitosi i ravioli di gamberi che fanno sempre loro e anche il riso alla Cantonese e il pollo alle mandorle. Menù super easy per me, approfittando della promo pausa pranzo che comprendeva tre portate a 9,90€. 
Ci ritornerò sicuramente, era tutto davvero buonissimo. 
Il pomeriggio mi sono invece fatta un giretto a Terrazze e Giardini in un’oretta e presa un’aperitivo in solitaria all’Osteria Tricheco di cui non conoscevo l’esistenza in via Rialto. Locale carinissimo dall’arredamento e colori autunnali molto accoglienti, l’Osteria da chiacchiere in cui passare un pomeriggio. 




Bellissimo anche il giardinetto interno, in cui predomina la tanto amata sedia Ikea che rende tutto così omologato ma familiare.


Un post a parte dedicherò a Yuzuya, che come dicevo ho seguito e desiderato con la passione con cui si corteggiano solo certi amanti… ci ho riprovato anche il Venerdì sera ad andarci a mangiare, andandoci alle 18.30 ma era blindato. Ho così ripiegato su un takeaway, Katsudon con cotoletta di maiale e frittatina morbida di cipolle. Un tripudio di comfort food, proprio mentre stava per cominciare a piovere. 
Ma di Yuzuya ne parleremo Giovedì in un post a sé.

P.S. A brevissimo aprirà un posto che mi sono persa a questo giro, Sentaku Ramen Bar. 

In via Saragozza, il primo Ramen Bar a Bologna, ad opera di Lorenzo Costa (già titolare di Oltre.), che sto stalkerando su Instagram da inizio estate nelle sue peregrinazioni per il mondo alla ricerca del ramen perfetto. 

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